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Il Paradiso esiste.
Me ne dimentico
quando corro
dentro al mio inferno.
E quando mi ci perdo
nell’inferno dei brutti pensieri.
Me ne dimentico
quando mi chiudo dentro
e resto al chiuso.
Me ne dimentico
quando mi chiudo.
Se invece mi apro,
esco e lo cerco,
il mio Paradiso
lo trovo sempre.
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A volte vorrei non sentirle
tutte queste emozioni.
Vorrei non entrarci dentro,
saper restare in superficie,
come chi non si accorge
delle sfumature
come chi non sa cogliere
le espressioni del volto,
i toni della voce,
le intenzioni velate
dietro ai gesti palesi.
Mi piacerebbe, a volte
saper vivere sopra le cose,
senza entrarci dentro.
Ma poi, invece
quando tocco tutto quel sentire
e sento la tanta bellezza di quel profondo,
è proprio lì che
mi sento viva.
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Ti auguro gambe forti che ti portino
in cammino per il mondo
Perché solo nella lentezza del camminare
si colgono a pieno le meraviglie del creato
Ti auguro gentilezza da spargere e seminare
verso chi avrai la fortuna di incontrare nel tuo cammino,
Perché solo praticando gentilezza si incontra davvero l’altro
Ti auguro gratitudine,
Di provarla per ciò che la Vita ti dona
ma anche per gli ostacoli che ti riserva,
che ti danno l’opportunità di crescere e diventare più forte
Ti auguro bellezza,
Tanta da riempirtene gli occhi,
Da colmartene le mani,
Da respirarla da ogni poro della pelle.
Ti auguro sorrisi e risate.
Sorrisi sulle labbra e risate rumorose.
Perché l’ironia può salvarti la vita.
Ti auguro stelle,
da guardare d’estate, schiena a terra
Stelle cadenti e desideri da chiudere in un cassetto
E di aprirlo poi
e realizzarne uno ad uno.
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Lascia uscire la tua vulnerabilità,
quel pianto che da troppo trattieni lì nella gola
quelle lacrime che da tanto tieni lì dentro agli occhi,
quelle fragilità che tieni strette per te, nascoste, dietro al tuo sorriso.
Non serve fingere che va tutto bene
Non serve mostrarti sempre forte.
Sei umano, sii umano.
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Hai mai giocato a biliardo?
Sembra che una palla abbia una traiettoria chiara, precisa, definitiva.
Poi incontra un’ altra palla, e devia la rotta
Cambia percorso e itinerario.
Ecco, anche noi funzioniamo così.
Sembriamo avere percorsi definiti e chiari,
Ma a volte incrociando altre persone
deviamo il nostro cammino, cambiamo percorso e facciamo rocamboleschi giri
Siamo tutte palle, che inciampandoci l’uno nell’altro, ci cambiamo il destino,
ci ridisegnamo percorsi.
Siamo come porte scorrevoli, scie incrociate.
Mi auguro sempre di essere per chi incontro l’occasione di modificargli la rotta in meglio.
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Con gli occhi di un bambino vedi tutto grande.
Una strada, un albero, un viale, una scuola, un giardino.
Tutto sembra immenso.
Con gli occhi di un bambino la Vita sembra grande, lunghissima. Un tempo infinito davanti da vivere, che tutto è possibile e si può fare. Puoi diventare astronauta, ballerina o scienziato... o tutto insieme.
Con gli occhi di un bambino tutto è possibile. Ogni cosa è grande, potenziale illimitato, la vita è lunghissima, e tutto si può fare.
Poi cresci, e ridimensioni tutto. Le strade sono come sono, i viali, gli alberi, le scuole... tutto è come è.
La Vita pian piano è più breve, e le possibilità di diventare astronauta, ballerina o scienziato le senti sfuggire via.
Sarebbe bello restare sempre un po’ Bambini, e riuscire a mantenere grandi almeno i Sogni.
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Ti capita mai di incontrare un'altra persona e ascoltarla davvero?
Al di la del "ciao come stai? tutto bene grazie e tu?"
Dico...ti capita mai di incontrare una persona e chiedere davvero "come stai?" ed essere interessato alla sua risposta?
Ti capita mai di incontrare l'altro, chiedere "come stai?", ascoltare attento la risposta e incuriosirti davvero di ciò che ha da dirti?
Ecco, se ti capita, allora sai che incontri un universo,
sai che l'altro ha sempre qualcosa da insegnarti, sai che dentro ad ogni persona c'è un mondo tutto da scoprire.
A me capita, e incontro universi bellissimi, dal cui incontro mi arricchisco sempre.
Tutto inizia da un incontro.
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Prendi per mano il tuo Bambino.
Non parlo di tuo figlio,
parlo del Bambino che sei stato e che è dentro di te.
Prendilo per mano,
diglielo che ci sei tu con lui.
Diglielo che è un essere speciale, unico, immenso.
Prendilo per mano, accarezzagli la testa,
diglielo che anche se nessuno lo ha accarezzato prima,
ora ci sei tu per lui.
Diglielo che anche se è stato trascurato, maltrattato, umiliato, non visto e non considerato,
ora ci sei tu a trattarlo bene, prenderti cura di lui,
diglielo che lo vedi e ti preoccupi per lui.
Diglielo, se nessuno glielo ha mai detto,
che è perfetto con tutte le sue imperfezioni e i suoi difetti.
Diglielo che è unico e speciale.
Prendi per mano il tuo Bambino, guardalo che meraviglia che è.
Guardati che meraviglia che sei.
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Io li ammiro quelli che fanno psicoterapia.
Ma chi te lo fa fare a raccontare la tua storia e mettere a nudo le tue fragilità davanti ad uno sconosciuto?
Ma chi te lo fa fare a mettere le mani dentro alle ferite, quelle dolorose, a sfrugugliare dentro ai brutti ricordi, quelli che fanno proprio male male?
Ma chi te lo fa fare a mettere in discussione le tue certezze in cambio di tante domande?
Ma come ti va di cambiare, fare tutta quella fatica quando a restare uguali a se stessi sarebbe molto più semplice?
Io li ammiro perché sanno che chiedere aiuto non è segno di debolezza.
Io li ammiro perché sanno che per uscire dal tunnel bisogna prima entrarci dentro.
Io li ammiro perché confidano nel fatto che, per vivere pienamente, il dolore bisogna guardarlo in faccia e toccarlo, e alla fine ne sarà comunque valsa la pena.
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Le riconosci le persone che hanno sofferto, e sono uscite cresciute dal dolore.
Perché dal dolore o ne esci incattivito o ne esci migliore.
Le riconosci perché se le sai guardare bene sembrano dirti “io ci sono affogato nel buio più nero, e sono sopravvissuto”.
Le riconosci perché sanno apprezzare l’essenziale e sanno tralasciare il superfluo.
Le riconosci perché sanno entrare in sintonia col sentire altrui.
Le persone che hanno conosciuto il dolore io le riconosco, perché hanno una luce negli occhi e hanno l’anima che vibra.
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Che faccio nella vita?
Costruisco puzzle.
O meglio aiuto le persone a costruire puzzle.
Arrivano da me con la loro scatola di pezzi di vita, mischiati, confusi, disordinati, senza un senso apparente.
A che serve questo pezzo di ansia? Mi chiedono.
E questo pezzo di tristezza e depressione? Che me ne faccio?
Parola dopo parola, tiriamo fuori i pezzi dalla scatola, e li’, nella stanza di terapia avviene l’incanto:
pian piano la figura prende forma, e non importa se si inizia dal bordo o dal centro, ma ciò che conta è che accade.
Accade che il puzzle prende forma.
Accade che la persona inizia a vedere l’immagine della sua Vita nel suo insieme.
Ed è bello vedere che figure meravigliose vengono fuori.
Ed è bello scoprire, ogni volta, che ogni singolo pezzo, anche quello che sembrava non servire a nulla, ha un posto e un senso esatto nel formare quella meravigliosa figura.
Sono grata e orgogliosa, per ogni singolo puzzle che mi viene affidato, e per ogni Vita che aiuto a ricostruire.
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